Giorno 123
Seconda serie di chemio, settimo ciclo di taxolo.
Nell’ultima settimana, fra un muscolo delle gambe che cedeva e la ricerca furibonda del sonno perduto, un nuovo effetto collaterale si è aggiunto alla mia cartella clinica e al mio Diario del Cambiamento di questo anno di crisi: cheratite. Una cheratite sospetta, però, ancora tutta da verificare con un esame medico – la pausa di Ferragosto può diventare una sfortuna per un paziente oncologico, ma ho un’oculista dedita e misericordiosa che risponde al cellulare mentre è in ferie, bada ai nipotini al parco e, al contempo, chiede e ascolta con attenzione una descrizione accurata dei sintomi. Le descrizioni accurate, riesco ancora a farle, a volte.
La cheratite è un’infiammazione della cornea. Gli occhi diventano dolenti, gonfi, secchi e molto sensibili alla luce; la vista è offuscata e ridotta, la percezione tattile è sabbiosa. Dev’essere così che ci si sente, forse, dopo aver preso un cazzotto. Il cazzotto, a me, l’ha dato il taxolo. Non una dose soltanto, ma sei, con frequenza settimanale.
Due giorni di colliri cortisonici e gel oftalmici, occhiali da sole indossati anche in ambienti interni e tutta l’oscurità possibile hanno aiutato a trovare sollievo e sono stati efficaci abbastanza da potermi perfino sedere alla scrivania, ieri, a lavorare e rimediare a un paio di ritardi nelle consegne. Ogni tanto, infatti, oltre a leggere e scrivere per amore e diletto, lavoro anche.
Quando mi sono accorta di non vederci bene, l’ipocondria e l’allarmismo che ho maturato negli ultimi mesi rispetto alla malattia – uniti alla tetraggine rispetto a tutto, che già mi era propria – hanno indotto la mia mente a generare uno scenario apocalittico. Mi sono detta: “Ci siamo. È questa la mia fine vera: perdere la vista”. Non è che pensassi tanto alle conseguenze più immediate, pratiche e invalidanti della cecità, ma all’impossibilità di leggere e scrivere in autonomia, con i miei occhi, senza la mediazione di persone e tecnologie, come se l’idea di vivere la quotidianità più essenziale in uno spazio privo di riferimenti visivi non fosse per me abbastanza rilevante.
Naturalmente non perderò la vista, non credo, non così, non adesso – e, anzi, chiedo scusa per la mia valutazione superficiale a chi invece soffre di patologie serie e permanenti agli occhi. Ma c’è molto da riflettere e da dire sull’ovvia metafora del vederci chiaro. Non lo farò oggi, non lo farò qui, non so se lo farò.
Amuleti per oggi, un paio di libri:
1. Yao Xiao, Ogni cosa è bellissima, e io non ho paura (traduzione di Flavia Piccinni, Atlantide Edizioni, 2023).
Non è uno dei romanzi che tendo a prediligere, ma un (o “una”) graphic novel, che pure è un romanzo, una storia compiuta e autonoma, ma a fumetti: lettura per me più rara, alla quale mi sto avvicinando con curiosità e timidezza – e credo anche per necessità recente: il mio sguardo cerca più immagini che parole.
Yao Xiao è un’artista cinese trapiantata a New York e il suo libro è un’opera autobiografica in cui la protagonista è una giovane queer, immigrante, alla ricerca di un’appartenenza a un luogo, a una cultura, a un sentimento. A una nuova radice. Il tema è questo: liberare la propria identità ed esprimere il proprio volere più profondo sono atti rivoluzionari e strepitosi che decretano la fine della paura e della tristezza. Credo valga per ogni tipo di storia e per tutte le persone del mondo.
Ecco un passaggio dalle pagine 44 e 45:
“Creiamo i mostri per proteggerci dal buio. Racconta a qualcuno dei tuoi incubi. Lascia che i suoi mostri proteggano i tuoi”.
2. Laura Gentili, Il Signor Brillante (Giaconi Editore, 2022)
Me lo ha regalato Romina I. la settimana scorsa, mentre pranzavamo insieme in un ristorante macrobiotico [e scoprivo che l’attuale piano alimentare studiato per me dalla nutrizionista oncologica ha molto in comune con questo tipo di alimentazione].
Giaconi è un piccolo editore indipendente di Recanati, nelle Marche, che non conoscevo e che seguirò. Il libro è un bell’albo illustrato – sia i testi che le illustrazioni sono di Laura Gentili. Racconta la storia, ambientata ad Ancona, del Signor Brillante, un uomo colorato e curioso del mondo a cui piace perlustrare ogni dettaglio della sua città, dove se ne va sempre in giro con una macchina fotografica. Un giorno, però, durante una delle sue esplorazioni al tramonto in un campo di lavanda che si affaccia sulla Baia di Portonovo, il Signor Brillante non si accorge subito di essersi allontanato dai percorsi che conosce meglio, mentre intanto si sta facendo sera. Il buio arriva rapido, inevitabile. Tra i rami degli alberi agitati dal vento e il fruscio di animali notturni, il Signor Brillante si rende conto di aver perso la strada di casa. Non vede quasi più niente, è nell’oscurità. Si siede sull’erba, resta immobile tutta la notte, e fa esperienza della paura.
Per sapere come se la sbriga il Signor Brillante (e se supera la notte all’addiaccio), fatevi regalare anche voi questo albo dai colori briosi e vivaci, magari da qualcuno che vi vuole bene. Una traccia per la fiducia: il sottotitolo del libro è L’arte di vivere a colori.
E mi sembra, con questo ultimo riferimento alla storia del Signor Brillante, di chiudere il cerchio della scrittura di oggi, senza nemmeno averlo ‘visto’ prima di iniziare a scrivere.
“Di Salvatore Annalisa, nata 02/09/1981, Kg 57, H 1.65, Mq 1.62.
In data 16/08/2023 esegue 7° taxolo settimanale:
Sol. fisiologica 100 ml + Pantorc 1 fl in 20′ – Sol. fisiologica 100 ml + DECADRON 8 mg in 15′ – Sol. fisiologica 100 ml + TRIMETON 10 mg (1 fiala) in 15′ – Sol. fisiologica 100 cc + Ondansetron 1 fiala in 20′ – TAXOLO 120 mg (80 mg/mq approssimato) in 250 ml sol. fisiologica (durata infusione: 1 ora) da utilizzare con l’apposito set di infusione (non impiegare materiali in PVC: agocannule, connettori). Un infermiere deve essere sempre presente e il medico nelle immediate vicinanze”.