Ho un problema con le date: ne ricordo troppe. Così, una stanza del mio cervello è sempre occupata da una lunga serie di numeri – giorno, mese, anno, – che, nella maggior parte dei casi, non mi servono. Eppure, è un’abitudine che, qualche volta, torna utile.
Serie 3
Qui trovi i post della terza parte di PinkInk Series. Comprende i testi scritti durante le terapie post-operatorie.
Serie 3, post #9. Corpo di grazia
Mai come l’anno scorso, grazie soprattutto al cancro, ho sentito la centralità assoluta del corpo nella nostra vita. Un corpo in salute ne cambia la sostanza e le giornate. Non abbiamo che il corpo, per vivere, amare, dire le cose. È quasi ora di aggiungere un nuovo capitolo al Kintsugi Project: il corpo, dopo. Nel frattempo, mentre mi avvicino alla fine del terzo di ciclo di capecitabina, aspetto una grazia nuova.
Serie 3, post #8. Il quaderno dell’autoriconoscimento, e la rabbia
In psicoterapia ho ricevuto il suggerimento di compilare una lista delle cose buone che sento di aver fatto nella mia vita. Cose che mi sono state dette, oppure cose che oggi esistono grazie a una mia azione. Sono stronzate che si fanno, queste liste, quando pensi che la tua vita non sarà lunghissima.
Serie 3, post #7. “Mi prudono le mani” (e altri modi di dire)
«Mi prudono le mani» mi risulta essere un’espressione idiomatica per dire che hai voglia di menare a qualcuno. A me oggi prudono le mani. Ho moltissima voglia di menare a qualcuno, sul serio, ma credo che, nel mio caso, il prurito sia dovuto al fatto che sono al secondo ciclo di capecitabina: proprio oggi, ho iniziato ad avvertire un formicolio ai palmi delle mani. Potrebbe finire qui, oppure potrebbe finire in piaghe e ulcere.
Serie 3, post #6. “Insight”.
In psichiatria è chiamato Insight e indica il grado di consapevolezza di malattia, l’intuizione dei propri sentimenti, delle proprie emozioni e dei moventi del proprio comportamento.
Serie 3, post #5. L’ora della capecitabina
Ho impostato la sveglia sul cellulare per ricordarmi di prendere le mie nuove pillole ogni mattina alle 8:30 dopo colazione e ogni sera alle 20:30 dopo cena. Il bip bip della sveglia annuncia e mi ricorda ogni mattina e ogni sera che sì, sono “tecnicamente guarita” e tuttavia sono ancora una paziente oncologica. Ma c’è del buono in ogni cosa…
Serie 3, post #4. Come in un film di Nolan
Mentre sono nel Gantry della radioterapia, non so perché penso a “Interstellar”, il film di Nolan in cui un gruppo di astronauti viaggia attraverso un buco nero in cerca di una nuova casa per l’umanità, un futuro possibile fra le stelle, ché la Terra è sempre più inospitale.
Serie 3, post #3. “Tecnicamente guarita”, però.
Sembra incredibile, ma anche questo glorioso, epico, lunghissimo anno di pestilenze, cavallette e pioggia di merda è arrivato alla fine. Sono “tecnicamente guarita”, mi hanno detto, ma non fuori pericolo. La mia radioterapia è iniziata questa settimana. Non ho ancora preso fuoco.
Serie 3, post #2. Lettera a Babbo Natale
Quest’anno, il Natale l’ho fatto iniziare oggi. Scriverò una lettera a Babbo Natale, ecco la novità. L’ultima, penso di averla scritta trentacinque anni fa. Ho tanto da chiedere. Alcuni dei miei desideri sono irrealizzabili e teneri come quelli dei bambini, altri no. Quelli no, comunque, sono perlopiù pretenziosi.
Serie 3, post #1. PICO: il re del sottovuoto
21 giorni dopo la mastectomia. Tutte le mie ferite sono lente a guarire. Per quella facile facile lasciata dall’intervento chirurgico, comunque, mi hanno spremuto la mammella come si fa a una vacca da latte. Mi hanno messo sottovuoto il seno. Mammelle come tranci di prosciutto, forme di pecorino stagionato (anche queste, al taglio, stillano una lacrima).