Mai come l’anno scorso, grazie soprattutto al cancro, ho sentito la centralità assoluta del corpo nella nostra vita. Un corpo in salute ne cambia la sostanza e le giornate.
Non abbiamo che il corpo, per vivere, amare, dire le cose.
Corpi minori
Nella lingua dell’astronomia, i corpi minori sono corpi celesti di dimensioni ridotte – asteroidi, meteore, comete, – che orbitano intorno al sole. Come molte cose belle, sono destinati a durare poco, ad atterrare o a schiantarsi dopo aver brillato per un attimo.
Corpi minori è anche il titolo di un bellissimo, abbagliante romanzo di Jonathan Bazzi (Mondadori, 2022). In questo romanzo, che è un romanzo sull’innamoramento e sul desiderio, i corpi sono corpi umani che si desiderano, si attraggono, si amano.
Tutti i corpi sono minori sotto la lente del desiderio, minore è il corpo desiderante, che corre, innalza, gravita, attorno a corpi più grandi e lucenti, fiammeggianti, abbacinanti, il corpo che elegge altri corpi a stelle e pianeti, fuoco orbitale, la ragione di tutto. Ogni attrazione è gerarchia. Non esiste alcun centro al di fuori di quello che ci siamo inventati.
Jonathan Bazzi, Corpi minori, Mondadori 2022
Bazzi usa la metafora astrale per rappresentare i suoi personaggi come corpi minori che, mossi dalle forze del desiderio, si trovano a orbitare attorno a un nuovo centro di gravità, un corpo maggiore – l’oggetto del desiderio – che riesce a renderli vulnerabili, fragili, impazienti. Esposti.
Corpi a terra
Stamattina cercavo immagini di scene di caccia, libere da diritti e quindi gratuite, in cui ci fosse un animale a terra, morente, e un cacciatore pronto ad assestare il colpo di grazia. Ho trovato un’illustrazione su Alamy, ma non mi ha convinto perché, nell’immagine, il cacciatore, con il fucile ancora in mano, ferma con la mano il compare pronto con il coltello: il colpo di grazia non è necessario. Il cervo è già a terra. Esposto.
Ho provato allora a generare un’immagine aiutandomi con l’AI di Canva, ma la mia descrizione violava le normative.
Facendo ulteriori ricerche nella banca immagini di Canva Pro, ho trovato una foto delle sculture che si trovano sulle colonne all’ingresso principale del Castello di Praga, dove io non sono mai stata. Le statue riproducono la Gigantomachia, la Lotta dei Giganti (o Battaglia dei Titani), antiche divinità greche sconfitte dagli Dei dell’Olimpo.
È una scena di cui mi impressiona la gerarchia visiva fra chi colpisce e chi viene colpito: chi sta per ricevere il colpo di grazia è a terra, indifeso, e guarda in alto, verso il suo boia che giganteggia sopra di lui e sta per finirlo.
La vita – come flusso indistinto di eventi incontrollabili ma anche di nostre scelte e azioni – può ridurci a terra. Esposti.
Io più cervo che titano, ma comunque corpo a terra
L’anno scorso, il 2023, è stato un anno in cui il mio corpo ha sperimentato dolore e piacere in egual misura, almeno fino a un certo momento. Col corpo si vive, dicevo, si ama, si dicono le cose. Il cancro non mi ha impedito di amare con il corpo, che pure si trasformava di settimana in settimana: buchi di ago, vene stanche di chemioterapia, seno destro gonfio e duro, e infine, al suo posto, una protesi.
Il corpo è una geografia della nostra storia personale, una mappa di ciò che abbiamo vissuto.
Le cicatrici, per esempio, raccontano un episodio, un momento in cui qualcosa in noi si è rotto, aperto, è stato reciso, mutilato.
La cicatrice che percorre il mio seno destro dall’ascella all’areola del capezzolo racconta l’esperienza di una mastectomia. L’aspetto attuale della cicatrice, il colore della sutura, dice che la mastectomia è abbastanza recente: risale a ottobre scorso, cinque mesi fa.
L’alone scuro alla base del collo, sopra la clavicola destra, è invece il residuo di una scottatura: quella procurata dai cicli di radioterapia post-operatoria.
I miei capelli corti e scompigliati, infine, dicono qualcosa pure loro, ma la narrazione è più ambigua: potrei averli tagliati io perché mi piacciono così, oppure potrebbero essere capelli ricresciuti indisciplinati dopo una caduta. Chi mi conosce, e chi segue PinkInk Series fin dall’inizio, sa che il mio caso è il secondo e che i mesi di chemioterapia prima dell’intervento mi avevano reso calva.
Poi, sui corpi possono esserci tatuaggi, che raccontano altre storie, ma queste le lasciamo agli studi di antropologia.
Corpo di pane
Corpo di pane è il titolo di una raccolta di poesie di Elisa Ruotolo (Nottetempo, 2019). La raccolta è divisa in due parti: una Posologia del dolore e una Posologia dell’amore, entrambi medicamenti per l’anima.
Inizia con questi versi:
Usatelo bene, il vostro dolore
[p. 11]
ché non diventi mercanzia
né attiri corvi al pasto della pietà.
e poi:
C’è sempre un’ora esatta a scoprire d’avere un corpo
[p. 43]
e sangue a bagnarlo.
Corpo di grazia: un nuovo passo del Kintsugi Project?
Barbara Di Cretico è la fotografa insieme e grazie alla quale ho realizzato, a ottobre 2023, la prima parte del Kintsugi Project: 5 scatti per raccontare gli ultimi giorni di vita del mio seno destro, prima della mastectomia.
È quasi ora di aggiungere un nuovo capitolo: il corpo, dopo. Me lo immagino fuori dal set dello studio di Barbara, lontano dalle luci artificiali, all’aperto, nuovo. Ma chissà.
Nel frattempo, mentre mi avvicino alla fine del terzo di ciclo di capecitabina, penso a questi spunti che qui ho raccolto in disordine, e aspetto una grazia nuova.