Giorno 17. Secondo ciclo di chemioterapia
Trattamento EC (Epirubicina – Ciclofosfamide) in regime “dose-dense”
Sto bene. Lo dice la mia oncologa. Ho il sangue perfetto (giusto il fegato ha avuto qualcosa da ridire nelle ultime due settimane, ma fesserie! Il fegato, lo stiamo a sentire solo se comincia a dare i numeri sul serio, e sul serio significa che questi numeri devono arrivare a 100, altrimenti cazzo ce ne frega).
Dunque, via, subito a fare la mia seconda dose e tutto il resto. Ma prima, medicazione del PICC e l’essenziale pasticcone preventivo di anti-vomito, principale responsabile della mia prossima gloriosa settimana di stipsi – d’altra parte: o l’uno (vomito) o l’altra (stipsi).
In materia di espellere ed evacuare, ognuno di noi sarà pur libero di scegliere il proprio destino e scrivere la propria storia (“Pillola rossa o pillola blu? Pillola blu, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio…”).
Per l’occasione, stavolta ho scelto una vecchia t-shirt alla quale sono molto affezionata e che va bene spesso e un po’ per tutto.
Oggi in particolare è proprio la t-shirt giusta, ma solo perché un certo disagio inizio a sentirlo, ed è unicamente quello che provo guardandomi i capelli che ieri io e mia madre, con forbici e macchinetta, abbiamo tagliato davvero, ma davvero a cazzo. Tuttavia resto fiduciosa: cadranno. Cadranno, me lo ha ricordato e garantito la mia oncologa stamattina, assicurandomi che questa di oggi è l’ultima volta che lei mi vede coi capelli. Che bello avere fiducia nella scienza.
I calzini, invece, sono nuovi.
Un omaggio al tema di conversazione più ricorrente delle mie ultime settimane.
Perché le cose che contano, quelle che davvero ti cambiano la vita, alla fine sono due soltanto: la salute e le tasse (cit. La mia amica Mara, veterana di chemioterapie).